Abstract
L’indice di questa opera è stato redatto da più specialisti, con una impostazione differente da quella scelta nel 1931, anche se gli autori di allora fecero scelte del tutto innovative, superando barriere disciplinari e utilizzando un approccio “politecnico” indispensabile per aprirsi all’innovazione. La differenza sta nel fatto che “Lo stato della pesca e dell’acquacoltura nei mari italiani” del 2011 non mira a essere esaustivo ed enciclopedico. Oggi, infatti, non c’è più l’esigenza di X mettere tutto “su carta”, per portare la conoscenza a destinazione; gli strumenti che ci offre la società dell’informazione sono così abbondanti e veloci, che appare quasi velleitario tentare una descrizione completa del sistema pesca. Comunque sarebbe sbagliato confinare in un unico volume enormi quantità di informazioni, per altro facilmente accessibili. Pertanto, l’indice è stato costruito seguendo le indicazioni ministeriali, con lo scopo di dare un quadro di insieme, sufficientemente analitico, lasciando ai vari autori i loro linguaggi, le loro visioni disciplinari e, nello stesso tempo, cercando di far emergere i problemi aperti, di riempire i vuoti lasciati da una informazione mediatica spesso insufficiente o orientata, soprattutto perché le istituzioni possano offrire alla società civile un quadro di riferimento su cui articolare giudizi. Il tutto per consentire all’Italia, nell’ambito dell’Unione europea e del contesto internazionale mediterraneo e globale, di evidenziare un modello di pesca strutturato, fatto di Stato e di cittadini che, per la sua natura di attività antica e tradizionale, presenta anche molte luci e ombre, in un mondo di nuove regole e di nuovi diritti